“Stasi” è un progetto degli artisti Andrea Fronda e Giuseppina Raia volto ad esplorare i condizionamenti sociali e culturali e le influenze che tali possono determinare negli individui.
L’intera opera è un’azione temporale in divenire e descrive il momento di rottura che dalla “stasi” alla scoperta di sé, accompagna l’individuo nel processo di liberazione dalle interferenze esterne.
Il lavoro si compone di una video istallazione, un’installazione di 24 opere fisiche e di una performance dal vivo.
Il duo artistico parte dal presupposto che le persone, nel proprio percorso di crescita, assorbono in maniera inconsapevole o meno le regole, le credenze e i ruoli della propria società di appartenenza, il loro modo di vedere la realtà e di vivere la propria vita.
Questo inevitabile e “utile” processo di inculturazione, con il tempo può trasformarsi in un blocco alla crescita individuale, con il risultato di far nascere una falsa identità cioè un’immagine di sé stessi che non corrisponde al vero, maschere, modelli ai quali la società ci induce a conformarci.
Tanto più introiettiamo la realtà imposta e ci assuefacciamo a leggerla esclusivamente mediante un’ottica preconfezionata, tanto più poniamo ostacoli tra il mondo esterno e la nostra realtà interiore.
Nell’opera, le suggestioni diventano la nostra pelle e il condizionamento si identifica con il nostro io. Improvvisamente accade qualcosa. La rottura. Dal di dentro una forza cerca di farsi spazio, spinge e lotta con la nostra identità imposta. Emozioni contrastanti ci destabilizzano. Spaesamento, sconcerto, paura, voglia di reagire ci spingono come in una danza tribale a vomitare sensazioni represse.
Attraverso questo lavoro Fronda e Raia sperimentano in prima persona gli effetti dei condizionamenti, provando a liberarsi dai modelli imposti, al fine trovare una forma più intima e possibilmente integra di sé stessi.
Tramite il medium del video gli artisti intendono coinvolgere il pubblico intimamente, renderlo protagonista di una realtà altra, catapultarlo in essa e farne parte integrante del lavoro.
La parte fisica dell’opera consta di 24 teli a grandezza naturale. Sui teli è impressa l’impronta di persone che volontariamente si sono candidate per tale esperienza rispondendo ad una open call in cui gli artisti hanno spiegato le ragioni del loro lavoro.
I teli sono un’esortazione ad interagire con sé stessi e simboleggiano la liberazione dallo strato superficiale imposto. Il pubblico è invitato a muoversi tra essi, ad attraversarli, a fermarsi, a meditare, a guardarsi da fuori, a sentire ciò che si ha dentro.
I teli sono stati dipinti indirettamente a simulare l’azione dei condizionamenti esterni che ricoprono il corpo e la mente delle persone. La tela è stata impressa sui corpi nudi cosparsi di pigmento nero fino a prenderne l’impronta. Questo gesto rappresenta lo scatto della ragione, il giudizio critico e allo stesso tempo un sentimento tutto particolare che ci fa scoprire una parte primigenia, ancora integra e non corrotta dentro di noi.
La performance dal vivo risponde all’esigenza di inserire ulteriormente il gesto artistico nello spazio reale. La struttura è scandita dal ritmo di una crescente consapevolezza di sé stesso attraverso la musica.
L’intera opera è concepita come un grosso organismo che si muove, una progressiva azione volta al raggiungimento della consapevolezza.
Autori del video, della musica, delle impronte prelevate dai volontari e della sceneggiatura della performance dal vivo, Fronda e Raia collaborano per la prima volta ad un progetto collettivo.